Monday, April 23, 2012


20 aprile 2012
Una lettera in Memoria dei 20 bambini di Bullenhuser Damm
Roma, 16 aprile 2012
Carissimi amici,
mi piace accompagnare questo viaggio rituale anche quest’anno. Non potendo farlo materialmente, a causa di impegni parlamentari, affido il mio pensiero e il mio sentimento a questo piccolo messaggio scritto che forse avrete l’amicizia e il piacere di leggere tra voi.
Se c’è una storia che lascia le intelligenze di pietra, che le paralizza alla soglia dell’indicibile, è la successione di fatti accaduti nel campo di concentramento di Neuengamme e, dopo, nella scuola di Bullenhuser Damm, nella notte del 20 aprile 1945. Aveva visto giusto Adorno, “scrivere poesia dopo Auschwitz è da barbari”. Credere nelle capacità della ragione dopo Bullenhuser Damm, sarebbe da insensati. Basta forse definire orrore, il destino riservato a quei venti bambini? Tragedia, aberrazione, follia, barbarie, schifo? Nessuno di questi termini basterebbe a riassumere l’impensabile di una storia che nega la definizione stessa che la tradizione millenaria dell’Occidente ha dato dell’uomo. Persino la nozione di “banalità del male”, oppure i ragionamenti sulla trasformazione antilluminista dell’Altro da fine in mezzo, la condanna dell’ideologia tecnologica e della modernità utilitarista, bastano a spiegare e a riassumere in una formula l’epilogo allucinante di una storia allucinante, in quella notte di aprile. Cosa c’è di
utilitaristico nell’appendere i corpi di bambini al muro, come quadri, secondo la dichiarazione Johann Frahm, uno degli esecutori materiali dell’omicidio in serie? All’oggettivazione dell’Altro si aggiunge un orrore estetico che marcia a falcate verso il nulla.
È questa serie di considerazioni, il fatto di un’atrocità ai molti sconosciuta, ma anche la presenza di un giovane italiano tra le vittime, il piccolo Sergio De Simone, di soli sette anni, eliminato anche lui dopo mesi di deliranti sevizie, ad averci spinto a presentare un disegno di legge per fare del 20 aprile di ogni anno un giorno della memoria. L’idea la si deve anche e soprattutto al lavoro di tutti voi. In particolare di Maria Pia Bernicchia, delle sorelle Andra e Tatiana Bucci, che di Sergio sono le cugine e che ringrazio per la loro tenacia e per la loro bellissima umanità. L’iter sta andando avanti e per il momento è approdato in commissione Affari costituzionali. Poi, si dovrebbe passare all’esame del Parlamento.
L’idea, ovviamente, è di promuovere il ricordo, ma anche di far conoscere ai più giovani questa storia. Mostrare il male per combattere la rimozione e fare in modo che non si verifichi mai più.

È il senso, anche, del vostro viaggio. In fondo, di fronte all’incommensurabile orrore, unica cosa possibile è rinnovare il senso dell’umiltà e ricordare quei venti bambini, uno a uno, nella singolarità umana che li riguarda: Lelka, di 12 anni, Surcis, di 11 anni, Riwka di 7 anni, Alexander, di 8 anni, Eduard, di 12 anni, Marek, di 6 anni, W. Junglieb, di 12 anni, Lea, di 8 anni, Georges-André, di 12 anni, Mania, di 5 anni, Bluma, di 11 anni, Jacqueline, di 12 anni, Eduard, di 10 anni, Marek, di 10 anni, H. Wassermann, di 8 anni, Eleonora, di 5 anni, Roman, di 7 anni,
Roman, di 12 anni, Ruchla, 9 anni e il piccolo Sergio, di appena 7 anni.
Ricordarli, proprio come ora state facendo voi.

Un saluto affettuoso,

Walter Veltroni

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