Il ricordo corre all'11 aprile del 1987.
Primo Levi lascia il suo posto di "testimone" oculare, ci abbandona, ci fa sentire soli...
Per chi ama la "memoria" è stato un lutto tremendo, ancora sento il nodo alla gola, la voce mi si spezza, non trovo risposte... rivedo il collega che socchiude la porta della classe e mi sussurra quelle tre terribili parole:"è morto Levi".
Poi sarà un'inutile ricerca del come e del perchè, ma niente e nessuno saprà mai la verità.
Primo ci lascia un testamento d'amore e di dolore di oceanica dimensione, ci lascia un'eredità preziosissima, ci invita ad essere "testimoni", innamorati di quell'uomo che non è più uomo.
La "porta della memoria" ha oggi l'onore di spalancarsi sul drammatico monito di Primo:
Se questo è un uomo
"Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi."
(Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino)
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