Monday, December 28, 2009

Natale 1944 a Neuengamme.
I 20 bambini sono arrivati il 29 novembre. Sono nella baracca 4a e aspettano...
I bambini ricevono dei regali dai prigionieri. Un prigioniero austriaco, Jupp Händler, si veste da Babbo Natale.
Naturalmente questo è vietato, si rischia la pena di morte se ci si avvicina alla baracca dei bambini, ma è Natale, sicuramente non spareranno… Persino il cuoco, Longin Bladowski, è una SS ma mostra un po’ di buon cuore. Un prigioniero olandese Jan van Bork lo supplica di dargli dello zucchero… Il cuoco si commuove e gli dà anche della farina… i prigionieri preparano dolci, biscotti e giocattoli per i bambini. A Marek James procurano un paio di occhiali. Le SS ad Auschwitz glieli avevano rotti. Il nuovo paio non va bene ma è comunque una gioia per Marek! I bambini stanno male. La baracca 4a è pronta per gli esperimenti sulla tbc; intorno c’è il filo spinato, i vetri delle finestre sono imbiancati per impedire che si veda dentro.

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Niente, per I 20 bambini di Bullenhuser Damm non possiamo fare più niente. Li possiamo solo tenere vivi nel nostro quotidiano ricordo, possiamo accarezzare la loro memoria, possiamo ricordare il loro nome, il loro sorriso, ... ma noi che amiamo perdutamente questi poveri 20 indifesi piccoli ebrei abbiamo pensato di trasformare il nostro dolore in aiuto, sì, proprio come dice il salmista il dolore in canto... noi aiuteremo i bambini che oggi sono malati di tubercolosi donando per loro. Ecco quello che vi invito a fare: acquistando il libro Chi vuole vedere la mamma.... Proedi Editore aiuterete i bambini malati di tubercolosi in Sud Africa, contribuirete al Progetto Gugulethu http://www.stoptb.it/gugulethupdf.pdf
Se volete I 20 bambini sono qui: http://www.20bambini.org/
Grazie!


Monday, December 21, 2009

ARBEIT MACHT FREI

mi pesa, confesso che mi pesa parlare di questo...
E' da venerdì 18 che giro intorno al dolore che queste tre parole mi procurano dentro... come potevo spegnere la luce di Chanukkah e mettermi a dire che hanno rubato la famigerata scritta che è appesa da decenni sulla famigerata bocca dell'Inferno che è l'entrata di Auschwitz 1... non potevo fermare la danza del dreidel e piangere su questo nuovo, schifoso atto di dispregio.


So che oggi la scritta è stata ritrovata, magari riceveranno soldi per la restituzione... io non so se l'avrei cercata, mi basta la copia, l'Orrore non cambia.

Ciò che resta di questa esperienza è il dolore di chi fa della "Memoria" la mitzvà quotidiana. E per queste persone non ci sono soldi, non c'è mai ricompensa, anzi non si trovano i fondi per stampare i libri, non si trovano contributi per le spese che si sostengono, si lavora di giorno e di notte per poi vedere che c'è chi può procurarsi la scala e staccare la scritta Arbeit macht frei... e chi riceve compenso per la restituzione!


..... Ma lo spirito didattico non viene mai meno, ed ecco allora che vi racconto da dove vengono quelle tre paroline: Abeit macht frei. Forse non sapevate che è uscito in lingua tedesca nel 1873 un romanzo di Lorenz Diefenbach, un linguista, un amante della ricerca della parola, un amico di Jacob Grimm, era menbro dell'Accademia delle Scienze di Berlino, un sostenitore della valenza del dialetto, fra il resto scrisse anche un glossario latino-tedesco di grande valore ancora oggi... mai avrebbe potuto immaginare che il titolo del suo romanzo Arbeit macht frei, pubblicato anche su un quotidiano viennese, avrebbe potuto diventare un motto tanto infame!
Nel suo libro Lorenz Diefenbach racconta la storia di un imbroglione, un truffatore che grazie all'impegno e al "lavoro" ritrova la retta via....

Terribile il programma nazista che anni dopo dissacrerà il lavoro e lo farà diventare uno strumento di schiavitù, di tortura e di morte.

E quella famigerata scritta verrà inaugurata nel primo Lager, sarà infatti la scritta che è sul cancello del KZ di Dachau... e poi la ritroveremo a Sachsenhausen, a Flossenbürg, a Gross-Rosen a Terezin








a Auschwitz 1Quella di Auschwitz 1 è in ferro battuto, è issata sull' entrata, è stata commissionata dal comandante del Lager Rudolf Höss all'internato numero 1010, prigioniero politico polacco, non ebreo, entrato nel Lager nel giugno 1940, raffinato lavoratore del ferro che istruirà altri internati in questa arte e produrranno cancelli, cancellate, lampadari, inferriate e un'infinità di altri raffinati lavori che andranno ad accontentare gli ordini delle SS. Il nome dell'internato numero 1010 è Jan Liwacz. Rimarrà ad Auschwitz fino al dicembre 1944. Trasferito a Mauthausen sopravvisse e raccontò...

... disse che nell'officina fecero volutamente un errore nel forgiare la B di ARBEIT la fecero capovolta... un dispregio al perfezionismo maniacale della follia nazista!
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Che dire... c'è da affogare nelle lacrime...

Saturday, December 12, 2009

Ecco la storia di

Chanukkah חנוכה
Era l'anno 165 a. E.V. quando Giuda, figlio del sacerdote Mattatià e soprannominato Maccabeo, entrò nel Tempio di Gerusalemme a capo dei suoi valorosi seguaci. Il suo primo compito era riconsacrare il Santuario al Signore e abbattere gli idoli che il re Antioco IV, Epifane di Siria, sotto il cui governo era caduta Èretz Israèl vi aveva fatto mettere... Antioco, infatti, voleva che gli ebrei abolissero completamente l'osservanza della Torà e seguissero la religione e la cultura greca...
Le forze di Israele, sotto il comando di Giuda, riuscirono finalmente ad affrontare e sopraffare il nemico, entrando a Gerusalemme.
Il Talmùd racconta che quando gli Asmonei riconsacrarono il Tempio, trovarono una piccola ampolla di olio puro, col sigillo del Sommo Sacerdote. L'olio poteva bastare per un solo giorno, ma avvenne un grande miracolo. L'olio durò per otto giorni, il tempo necessario a consacrare olio nuovo... Da qui nasce la festa di Channukah, la festa delle luci.

La festa cade il 25 di Kislèv. (Quest'anno, 2009, inizia il giorno 11 dicembre e termina il 18 con l'accensione dell'ultinma lampada).
Il lampadario di Channukah ha otto lampade più una che serve per l'accensione..




Intorno a questa festa si muove tutta la tradizione ebraica che porta con sè preghiere e profumi! Squisite le frittelle rotonde, le sufganiot. Il rito del dolce fritto riporta al culto dell'olio, l'olio della lampada che bruciò per otto giorni nel tempio da riconsacrare...
La tradizione vuole che in questa festa i bambini ricevano doni e qualche soldino...
E poi c'è il sevivon...
Il sevivon ha una forte valenza simbolica. Nasce nell'antica Grecia ed è un gioco legato alle scommesse, poi passa in Gran Bretagna e prende il nome di teetotum e si fa soprattutto nel giorni del Natale, si diffonde poi nell’Europa centrale nel XVIII secolo ed entra nel mondo yiddisch col nome di dreidel
E' una piccola trottola che fa pensare all'infinità del tempo, che gira e porta con sè un misto di tradizioni e di assimilazioni, che dà la sensazione della durata della fede che va al di là del settimo giorno, dura un ottavo giorno, oltre il completamento delle cose, cioè più di ogni previsione.... per l'eternità!

Monday, December 07, 2009

7 dicembre 1941 "Il giorno dell'infamia"
Era domenica il 7 dicembre 1941
, a Pearl Harbor, nelle isole Hawaii, regna la pace. I militari americani sono in libera uscita. Ci sono feste, balli, incontri amorosi... niente fa presagire quello che succederà.
Alle 6,30 comincia a fare chiaro, le luci del mattino vengono incendiate dall'inizio dell'inferno: sono le 7 e due minuti e al grido di "Tora, Tora, Tora" il cielo comincia a riempirsi di bombe. Forze navali ed aeree giapponesi attaccarono senza una dichiarazione di guerra preventiva la base navale statunitense. L'operazione aeronavale colse assolutamente di sorpresa gli americani. Fu una tremenda ferita, uno smacco che provocherà l'entrata in guerra degli Stati Uniti.
Ma le perdite militari non furono poi così drammatiche, delle 96 navi che costituivano la flotta statunitense 3 furono completamente distrutte, altre danneggiate più o meno gravemente...
Ma il vero dramma saranno le perdite umane, migliaia di soldati americani persero la vita, moltissimi i feriti.
Nelle file nipponiche 64 mancavano all'appello...
Intorno alla battaglia di Pearl Harbor il dibattito degli storici è aperto: alcuni sostengono che la battaglia in realtà è stata in parte voluta o comunque non abbastanza imprevedibile, quasi a voler cercare la causa scatenante la giustezza della dichiarazione di entrata in guerra degli Stati Uniti contro i "gialli bastardi". Guerra che sarà un massacro e durerà quattro lunghissimi, interminabili anni.
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A noi che leggiamo la storia a posteriori viene spontaneo dire che Pearl Harbor fu il primo passo verso l'immane catastrofe di Hiroshima.

Thursday, December 03, 2009


3 dicembre... In ricordo di Günther Schwarberg “L’angelo buono” dei 20 bambini di Bullenhuser Damm
Günther Schwarberg andava a scuola quando Hitler salì al potere. Quando la guerra di Hitler finì, Günther era un giovane pieno di odio per la divisa e la croce uncinata. Tutta la sua vita è stata influenzata dalla sua avversione al nazifascismo.
Tutta la sua attività ha avuto un preciso obiettivo: la ricerca degli assassini del Terzo Reich. È diventato giornalista e reporter del settimanale “Stern”, nella cui redazione ha lavorato 24 anni. Il suo lavoro più importante è l’opera di ricostruzione del massacro di Bullenhuser Damm. Partendo dalla fine, dal 20 aprile 1945, Schwarberg ha raccolto i “brandelli” di memoria ricomponendoli fino a restituire alla storia il volto, il nome, le radici dei “20 bambini”. Li ama così tanto che sono diventati “i suoi 20 bambini”. Ha cercato i loro parenti in Europa e nel mondo e ha dato vita all’“Associazione dei bambini di Bullenhuser Damm”. Günther Schwarberg ha impiegato tutte le sue energie perché giustizia sia fatta. Con l’avvocato Barbara Hüsing ha portato avanti la ricerca degli assassini sfuggiti al processo di Curiohaus. Schwarberg nell’ottobre 1946, quando fu eseguita la condanna a morte degli 11 assassini del massacro di Bullenhuser Damm, era un giovane giornalista. A pochi interessava il processo di Curiohaus, in Germania all’epoca si parlava soprattutto del processo di Norimberga. Sulla tragedia di Bullenhuser Damm poi scese il silenzio, i giornalisti tacquero, l’oblio stava inghiottendo la Memoria…
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Saranno l’amore, la pazienza, la dedizione, il coraggio di Günther Schwarberg a restituire alla storia tutta la verità. La scarsa conoscenza degli studenti tedeschi della storia del Terzo Reich spinse il direttore di “Stern” a pubblicare la prima parte del lavoro di Günther Schwarberg: Der SS - Arzt und die Kinder.
L’8 marzo 1979 il settimanale inizia a pubblicare il lavoro di Schwarberg e parte degli atti del processo di Curiohaus con la sentenza. Per sei settimane “Stern” racconta la tragedia dei “20
bambini di Bullenhuser Damm”.
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Il 20 aprile 1979 nasce “L’Associazione dei bambini di Bullenhuser Damm”.
“La ricerca dei parenti dei 20 bambini ebrei trucidati a Bullenhuser Damm è durata decenni – racconta Günther Schwarberg, fondatore dell’Associazione – In questo arco di tempo
abbiamo formato una nuova famiglia…
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Ogni anno, il 20 aprile, Günther Schwarberg organizza nella scuola una cerimonia commemorativa molto toccante. I bambini vengono chiamati forte per nome, per loro fioriscono rose bianche nel
giardino della scuola.
Il 20 aprile 1988, come alto riconoscimento per tutto il loro impegno, a Günther Schwarberg e a Barbara Hüsing è stato conferito il “Premio Anna Frank”
... Ma un anno fa, il 3 dicembre 2008 Günther Schwarberg è morto.
Riposerà per sempre in un cimitero-giardino ai margini della città di Amburgo.
Solo chi lo ha conosciuto può sapere quanto grande fosse il suo cuore.