Tuesday, May 31, 2011





maggio 1944
Si chiama Operazione Ungarn, ma anche, in modo molto suadente Operazione Magarethe... è un vero massacro: nell'arco di tre mesi si porta a termine lo sterminio della popolazione ebraica di Ungheria.
Potevano essere salvati perchè tutti sapevano, perchè erano stati consegnati documenti attestanti cosa stesse succedendo nel Lager da prigionieri che erano evasi con dettagli raccapriccianti. Sapevano gli alleati, sapeva il Vaticano.... sapevano, ma niente fermò i carri bestiame carichi degli ebrei ungheresi.
L'Operazione viene pianificata da Eichmann in persona che verifica con Höß il numero di ebrei da deportare ogni giorno e quanti trasporti al giorno.
L'esecutore materiale del massacro degli ebrei ungheresi fu Edmund Veesenmayer.
Viene fatto un censimento e si sa che gli ebrei ungheresi sono 785.555
Eichmann stabilisce che dovranno essere "trattati" circa 5.000 "Stucke"" al giorno. A Budapest Höß incontra i responsabili delle ferrovie ungheresi e si accorda sul numero di treni merci che partiranno ogni giorno alla volta di Auschwitz-Birkenau.
Veesenmayer aggiornerà quasi quotidianamente gli uomini di Eichmann dell'evolversi della situazione. Aveva fatto studi di economia Veesenmayer, e metterà a fuoco la sua passione per i numeri tenendo rapporti aggiornati molto utili oggi per i ricercatori perchè sono documenti stilati dagli stessi carnefici!
Interessante è anche il confronto che può essere fatto fra più fonti di informazione. Singolare la raccolta dati che lascia alla storia un avvocato di Kassa. Si chiamava Gasko e si trovava a Kassa nell'estate del 1944. Insieme ad un amico tenne il conto dei treni che arrivavano a Kassa carichi di persone. A Kassa avveniva la consegna dei carri bestiame con il carico umano da parte dei gendarmi ungheresi ai nazisti che facevano regolarmente la conta degli ebrei deportati. Impressionante verificare come concordino i numeri...
Ancora una volta ci indigniamo perchè ancora una volta veniamo a sapere che molti sapevano cosa stesse succedendo agli ebrei!
Intanto a Birkenau si pone una nuova questione: In considerazione dell'elevato numero di persone in arrivo verrà introdotta una nuova numerazione, il numero tatuato a chi viene tenuto momentaneamente in vita riparte da A1 sia per gli uomini che per le donne e poi da B1 per i soli uomini.
Infine c'è il solito problema del tempo, bisogna fare presto, risparmiare tempo ed ecco che durante la Ungarn-Aktion verrà costruita la linea ferroviaria a doppio binario che dall'entrata di Birkenau arriverà fino alla soglia della camere a gas al KrematoriumII e al KrematoriumIII.
Alla fine di luglio 1944 l'Operazione Ungarn si considera conclusa.
Sono stati sterminati 574.095 ebrei
....
Ma andiamo a raccogliere qualche informazione su Edmund Veesenmayer
Aveva fatto studi di economia, aveva lavorato in aziende. Si iscrisse giovanissimo al partito nazionalsocialista, entrò nelle SS, poi iniziò la carriera diplomatica. Per lui si aprirà la zona della Slovacchia e poi l'Ungheria dove diede il peggio di sè... con maniacale precisione si adoperò con zelo per coronare il sogno di Eichmann di rendere l'Ungheria "judenrein"
Purtroppo ci riuscì.
Poi finisce la guerra e Veesenmayer si consegna spontaneamente agli alleati e viene processato. Veesenmayer si dichiara colpevole, ma la giustizia sarà troppo clemente con lui: sarà condannato a soli 20 anni di carcere. E' il 1949.
Ma non è ancora finita.
E' scandaloso venire a sapere e quasi mi vergogno a raccontarlo che nel 1951 ci sarà nei confronti di questo uomo che era diretto responsabile dello sterminio degli ebrei ungheresi... un atto di clemenza che lo lascerà andare libero.
Così Veesenmayer riprenderà la sua attività nel campo dell'economia e morirà nel suo letto nel 1977.
Davvero è troppo
Mi rifugio fra le lacrime in La Notte di Elie Wiesel, ebreo ungherese sopravvissuto e recito con lui la preghiera della disperazione:

Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che consumarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.

(da La Notte di Elie Wiesel Editrice La Giuntina)

Tuesday, May 24, 2011

Dabrowa-Gornicza
La porta della memoria vi porta oggi in Polonia, vicino a Katowice, a Dabrowa-Gornicza. E' un centro industriale. Nel secolo scorso vi abitano famiglie ebree che vivono da sempre con la popolazione di religione cristiana cattolica.
Un censimento del 1921 dice che gli ebrei a Dabrowa-Gornicza sono 4.304: L'11% della popolazione.
....
Ma il 1 settembre 1939 scoppia la guerra, i nazisti entrano a Dabrowa il 3 settembre 1939. Da subito comincia la persecuzione degli ebrei:
- nel 1940 le prime selezioni di giovani che verranno usati come schiavi nelle fabbriche tedesche a costo zero
- alla fine del 1941 verrà istituito il ghetto di Dabrowa, gli ebrei verranno ammassati in stanze dove lo spazio è sempre più piccolo, dove la vita si fa sempre più insopportabile, dove i bambini vengono lasciati soli tutto il giorno perchè i genitori sono costretti dai nazisti ad andare nei campi di lavoro. i bambini da soli senza mangiare, senza un giocattolo, senza niente....
- poi iniziano le deportazioni verso i Lager di sterminio.
E' il 5 maggio 1942 quando cominciano a partire i vagoni bestiame verso Auschwitz.
Passa alla storia con il nome di "Grande Deportazione" il trasporto del 12 agosto 1942: la selezione è iniziata alle 8 del mattino. Gli ebrei vengono registrati. I deportati sono riuniti all'ora stabilita, la maggior parte di loro indossa abiti di festa...
Gli ultimi ebrei di Dabrowa-Gornicza sono stati deportati dalla città il 26 giugno 1943 Il ghetto viene liquidato.
Dabrowa-Gornicza è "judenrein"
Dal libro ERAVAMO BAMBINI di Kathy e Sharon McKay elliot edizioni raccolgo dettagli sul ghetto di Dabrowa.
...." il mio nome ebraico è Sheindale e quello polacco Salusia, ma potete chiamarmi Sally.
Quando i nazisti invasero il nostro paese, vivevamo in una grande città di nome Katowice. II tedeschi ci costrinsero ad abbanndonarla e a trasferirci nella più piccola Dabrowa. Poi, un giorno portarono via mio padre.
Nel 1942 mia madre, mio fratello e io fummo rinchiusi nel ghetto di Dabrowa. Avevo sette anni. C'erano centinaia di bambini nel ghetto"....

Sally Wassermann sopravvive, non rivedrà più il padre, la madre, il fratello, non vedrà più nessuno degli abitanti di Dabrowa.
Quasi sicuramente Sally è l'unica sopravvissuta dei bambini del ghetto di Dabrowa.

Saturday, May 21, 2011

Wartburg... forse non tutti conoscono questo posto.
Lo si collega a più eventi storici, letterari, religiosi.
Wartburg è una fortezza medioevale, una delle meglio conservate, è patrimonio dell'UNESCO.
Si trova in Germania, in Turingia.
E' stata costruita nel 1070
Nel castello di Wartburg si svolsero competizioni e contese culturali fra menestrelli, i cantori del "Minnesang". Famosa la competione fra cantori del 1207, il "Singerkrieg". Anche Wagner sembra sia stato stregato dal fascino che sprigiona dagli angoli nascosti molto romantici del castello.
Anche Lutero immortalerà la fortezza di Wartburg perchè sarà qui che si apparterà nel 1521 per sfuggire alle ire del Papa che lo voleva sul rogo. Sarà a Wartburg che Lutero si dedicherà all'opera unica di traduzione della Bibbia in tedesco.
Ma l'evento più raccapricciante fu il rogo dei libri inscenato a Wartburg da giovani studenti nel 1817 per chiedere libertà politiche.... sarà questo fatto che ispirerà Heinrich Heine ed il famonso Zitat nella sua tragedia "Almansor" del 1821 : " Dort wo man Bücher verbrennt, verbrennt man auch am Ende Menschen."
E sarà questa preveggenza di Heinrich Heine che purtroppo verificheremo con "il rogo dei libri" del 1933 e con i milioni di Menschen che verranno bruciati nei forni crematori dei Lager nazisti.
E' bella la fortezza di Wartburg, ma evoca fantasmi...

Tuesday, May 10, 2011

10 maggio 1933 Il rogo dei libri

Per tenere viva la Memoria del 10 maggio 1933 riporto un pezzo da "LaRepubblica"
Era mercoledì, 10 maggio 1933, ecco cosa accadde sulla Opernplatz a Berlino
"Tutto doveva esser fatto rapidamente, con la velocità del vento. L'ordine perentorio di bruciare gli scritti di autori ebrei 'in occasione della vergognosa campagna diffamatoria del mondo ebraico contro la Germania', non proveniva da Goebbels o da Hitler, ma dal novello ufficio stampa e propaganda dell'associazione studentesca tedesca che in meno di un mese, dal 12 aprile al 10 maggio del 1933, organizzò alacremente e sistematicamente il rogo dei libri proibiti non solo a Berlino ma in ogni città universitaria della Germania. Gli studenti dovevano innanzitutto 'ripulire' i propri scaffali, quelli di parenti e conoscenti e poi quelli di tutte le librerie possibili; il rogo sulle pubbliche piazze doveva essere reclamizzato e promosso a dovere, possibilmente con testi di propaganda 'contro il distruttivo spirito ebraico' redatti da scrittori compiacenti. Non mancava nemmeno una sorta di manifesto studentesco con 12 tesi aberranti tra cuiquelal che recitava: 'L'ebreo che scrive in tedesco, mente'. Ed infine, ecco le fiamme alte dieci, dodici metri che la notte di mercoledì 10 maggio illuminarono l'Opernplatz a Berlino, gremita di folla che assisteva allo spettaoclo. E nessuno che protestava. C'era Goebbels attorniato dalle SA in soprabito chiaro che contemplò a lungo l'incendio e poi annunciò 'la fine dell'epoca di un eccessivo intellettualismo ebreo'. Erich Kaestner vide i suoi libri gettati alle fiamme mentre qualcuno faceva il suo nome e urlava 'contro la decadenza e il degrado morale!' e che da allora, da beniamino del pubblico divenne 'persona non gradita'. Kaestner fu uno dei pochi scrittori della lista nera che rimase in patria come 'cronista', forse perché gli mancava il coraggio di emigrare. Altri si tolsero la vita o vennero uccisi in un lager, oppure andarono all'estero, il più delle volte senza mezzi e senza possibilità di publicare le loro opere. E quando dopo la fine della guerra tornarono in patria, non trovarono la Germania di prima, non si sentirono più 'a casa': il pubblico li aveva irrimediabilmente dimenticati. [...] La loro storia e quella di tutti i 94 scrittori tedeschi i cui libri furono dati alle fiamme insieme a quelli di 37 autori stranieri, sono raccontate in un libro prezioso, per molti versi stupefacente:
Il libro dei libri bruciati
Das Buch der Verbrannten Bucher
di Volker Weidermann, ed. Kiepenheuer & Wittsch
Stupefacente perché l'appassionata e appassionante ricerca fatta dall'autore del volume su internet e nelle librerie antiquarie ha portato alla scoperta di opere di notevole valore da allora dimenticate a causa del rogo dei libri. Prezioso perché contiene le storie inedite, spesso tragiche e inquiete di tutti gli intellettuali perseguitati dal regime nazista e perché rende giustizia agli scrittori dimenticati o ignorati ai quali viene dato molto più spazio che a quelli celebri. Senza questo libro l'obiettivo dei nazisti di cancellare per sempre dalla memoria i nomi di tanti autori ebrei sarebbe stato quasi raggiunto, osserva giustamente l'autore del libro nella sua introduzione. 'Non si faccia illusioni. l'inferno è al governo', scrisse Josef Roth già nel febbraio del '33 all'amico Stefan Zweig che faticava a credere di essere diventato uno degli scrittori più odiati in Germania. [...] Certamente il più fortunato di tutti fu Erich Maria Remarque. La notte del rogo lui, che si trovava al sicuro in Ticino, sentì per radio, con lo scrittore Emil Ludwig, il crepitito delel fiamme e i discorsi esaltati dei gerarchi nazisti. Era stato uno dei primi a emigrare: il 29 gennaio, alla vigilia della presa di potere di Hitler, aveva fatto una corsa non stop, a bordo della sua Lancia, da Berlino a Porto Ronco. Sapeva bene di essere il nemico numero uno dei nazisti a causa del suo celeberrimo romanzo che prometteva 'la verità sulla guerra'. Niente di nuovo sul fronte occidentale - il libro tedesco di maggior successo del XX secolo, 20 milioni di copie vendute, da cui trassero il film All'ovest niente di nuovo -, dopo aver dato adito a una serie di infiammati dibattiti, era stato boicottato in tutti i modi dai nazisti: parlava di miseria infinita, di noia, di mancanza di senso della prima guerra mondiale, della morte ben poco eroica dei soldati. Un libro più che pericoloso per i seguaci di Hitler che non riuscirono a impedirne lo strepitoso successo. Remarque scelse il silenzio, si dichiarò estraneo alla politica, ma intanto continuava a scrivere sul destino degli emigranti e sui campi di concentramento anche durante il suo leggendario soggiorno negli Stati Uniti dove divenne uno degli scrittori e sceneggiatori più amati dagli americani. Nonostante questo, chi legge i suoi diari scopre un uomo irrimediabilmente depresso e pieno di paure. Paura della scrivania, del lavoro, della solitudine." (Paola Sorge, Quei libri dati alle fiamme. Tornano gli autori bruciati dai nazisti, "La Repubblica", 25/07/'08)

Aveva ragione Heinrich Heine. «E' stato solo un preludio», scrisse l'allora ventenne, commentando il rogo di libri inscenato nel 1817 alla Wartburg dagli studenti delle corporazioni patriottiche, decisi a eliminare scritti a loro avviso estranei alla «cultura germanica».
Heine aveva aggiunto: "Dort wo man Bücher verbrennt, verbrennt man auch am Ende Menschen".«Là, dove si bruciano i libri, si finisce col bruciare anche gli uomini».


Sunday, May 08, 2011

8 maggio 1945.... 8 maggio 2011
Era domenica anche l'8 maggio 1945
Ce lo racconta Inge Meyer Kamp, una delle 500 donne del FAL Liebau nel libro:
I ricordi di Inge e dei suoi figli Rolf e Nico Kamp http://www.proedieditore.it/
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Quando ci fu detto che Hitler si era suicidato, pensammo che la guerra fosse finita. Sul campo di aviazione sentii una sorvegliante che disse a un’altra: “È come se fosse morto mio padre”. Un’altra ci urlò: “Voi, pigre maiale, voi fiutate il cambiamento, ma ora dovrete lavorare ancora più duramente!”.
Una volta, mentre stavamo andando su per la montagna, il mio buon soldato, che era vicino a me, mi disse: “Ragazza, sopporta ancora un paio di giorni, è quasi finita”.
E poi arrivò domenica 8 maggio 1945. I giovani olandesi correvano intorno al nostro campo e, poiché avevano saputo che era stato dato l’ordine di uccidere tutti i detenuti del lager, urlavano “La guerra è finita, ma noi vi proteggeremo!”. Lunedì 9 maggio dovemmo ripercorrere il solito infernale tragitto, ma gli uomini non c’erano, così ritornammo di corsa per presenziare all’appello.
Martedì 10 maggio, esattamente dopo cinque anni dall’occupazione dell’Olanda, ci fecero ancora uscire dalla baracca all’alba per l’appello. Poi ci permisero di rientrare nella nostra camerata. Verso le dieci – riuscivamo a vedere l’orologio nella stanza della sorvegliante – sentimmo sbattere la porta: le nostre aguzzine ci avevano lasciato trascinandosi dietro alcune donne. Dapprima non avemmo il coraggio di uscire, poi arrivarono i giovani olandesi ed esclamarono: “Siete libere!”.
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Friday, May 06, 2011












Rachele Zylberberg è nata a Zawichost in Polonia il 6 maggio 1936.
La piccola Rachele che tutti chiamano Ruchla è una bella bambina, vivace, ma è ebrea e per lei si profila un futuro drammatico, finirà a Auschwitz-Birkenau, sarà separata dalla mamma e dalla sorellina che moriranno subito nella camera a gas.... per Ruchla il destino sarà ancora più crudele: morirà dopo mesi di sofferenze, morirà a Bullenhuser Damm.

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Si ricorderà qualcuno di lei oggi a Zawichost dove era nata il 6 maggio 1936?






Monday, May 02, 2011

YOM HA - SHOAH