Tuesday, November 30, 2010

Dedicato ai bambini di Terezin


.....Dirigo un coro, un coro virtuale. Un coro di 15.000 voci! Sono voci bianche, voci di bambini, voci di adolescenti. Il nostro coro ha uno sfondo da dramma, siamo nel ghetto di Terezin. Di quei 15.000 resteranno solo in 100. Forse una catastrofe naturale, un male infettivo maligno, un diluvio universale li ha portati via con sè? No, non una ragione involontaria e imprevedibile, non un cataclisma biblico, non la peste bubbonica, ma l'odio, la persecuzione razziale, lo sterminio programmato a tavolino e portato avanti per anni senza pietà, nè rimorsi.
14.900 bambini di Terezin uccisi da uomini e donne senza cuore, senza d-o, uccisi solo perchè ebrei.
Ma i nazisti non avevano fatto i conti con il futuro, non potevano prevedere che dopo più di mezzo secolo ci sarebbero state persone capaci di riesumare i resti, di accorpare i brandelli di ricordi per consegnarli alla memoria.
Accolgo l'invito del cantore, getto le mie dita stanche sull'arpa e canto, canto la storia di quattordicimilanovecento bambini massacrati.
Vado accoppiando scarpe, rovisto in una montagna di scarpe buttate alla rinfusa; prendo riccioli d'oro e neri da quel cumulo gigantesco di capelli, raccolgo giocattoli e piccoli ricordi, compilo il mio elenco che dura una vita.
14.900 bambini uccisi, fa impallidire il creatore, toglie il sonno all'uomo, lacera l'anima, annienta l'equilibrio, sovverte l'ordine delle cose! E invece il sole è tornato a sorgere, le stagioni si sono alternate, la vita ha ripreso a scorrere... ma il carnefice non ha fatto i conti con noi. Noi ci sentiamo investiti della responsabilità dei testimoni, noi siamo così dentro nel problema che è come se ci fossimo stati lì, in quell'inferno, noi non possiamo tacere, perchè ci sentiamo nati per questo, chiamati per assolvere a questo doloroso, ma sacro mandato.Noi gettiamo le nostre dita sull'arpa e cantiamo il canto dei 14.900 bambini di Terezin massacrati

Friday, November 26, 2010

26 novembre
uno squarcio sull'Orrore.
Ecco cosa accadeva ad Auschwitz-Birkenau il 26 novembre 1944. E' un anonimo che ci lascia questa incredibile testimonianza. A confermare di fronte alla storia quello che succedeva nell'Inferno del Lager di sterminio di Birkenau:
Il 26 novembre 1944 il comandante delle SS Heinrich Himmler ordina da Berlino che i crematori di Birkenau devono essere smantellati... e con la distruzione dei crematori devono essere cancellate anche tutte le tracce che testimoniano quell'incredibile sterminio di massa. Anche gli uomini facenti parte del Sonderkommando, le squadre addette ai forni crematori, devono sparire dalla faccia della terra.
Questo l'ordine da Berlino, ma....

Tra i 200 detenuti del Sonderkommando che serve i crematori di Birkenau, viene condotta una selezione, nel corso della quale 30 detenuti sono scelti per il lavoro nel Crematorio V. Agli altri
170 detenuti è detto invece che saranno portati al bagno nella cosiddetta Sauna
Un ignoto autore, membro del Sonderkommando, scrive nel suo taccuino: «Adesso andiamo alla Zona. I 170 rimasti. Siamo sicuri che ci uccideranno. Ne hanno scelto 30 che restano nel Crematorio V. Oggi è il 26 novembre 1944».

Verosimilmente, dei 170 detenuti del Sonderkommando, 70 sono trattenuti nel lager e assegnati al cosiddetto Abbruchkommando, impiegato nello smontaggio dei crematori e nella cancellazione delle tracce dei crimini. Questi due gruppi, vale a dire i 30 detenuti che servono il Crematorio V e i 70 dell'Abbruchkommando, lasceranno il lager il 18 gennaio 1945 insieme ai detenuti evacuati da Birkenau. Questi detenuti arrivano al campo di concentramento di Mauthausen (alcuni per strada fuggono), dove non rivelano la loro attività nel crematorio, salvando così la vita.
Gli altri 100 detenuti selezionati il 26 novembre sono probabilmente fucilati a Birkenau, in una delle fosse per l'incenerimento dei cadaveri, dove anche i loro corpi vengono bruciati. Questa ipotesi è avanzata in base alle poche frasi del manoscritto di Lejb o Lajb Langfuß (Lejb, Handschrift [Manoscritto], in H v A, loc. cit., n. 14, 1973, p. 69)

Testo tratto da Kalendarium di Danuta Czech pagina 106 consultabile su
© ANED - http//www.deportati.it

Wednesday, November 10, 2010

10 novembre

La porta della memoria ricorda Inge Meyer Kamp



Ecco il mio ricordo di lei
Inge è entrata nella mia vita un giorno di maggio del 2006. Del fax con i suoi Ricordi mi colpì la foto: un interno di famiglia, al centro una giovane donna che fa luce, è così forte l'attrazione che esercita su di me che quasi mi preoccupa. Lei è al centro della foto, ma è davvero il cuore di tutto e i suoi bambini sono il suo orizzonte. Io non so come fare, non posso prendermi cura di un'altra storia che tratta di bambini, non posso perchè ho ferite aperte della tragedia che ho appena finito di raccontare... e allora faccio quello che in una storia mai si dovrebbe fare, leggo i ricordi dal fondo e solo sapendo che Inge sopravvive e ritrova i suoi bambini posso cominciare a raccontarla.
Da quel giorno mi sento come fossi la figlia di Inge, le ho voluto e le voglio bene. Davvero l'ho accompagnata nel suo tremendo viaggio... Del giorno che l'ho incontrata ricordo tutto e sento la sua carezza, ricordo il timbro della sua voce che toglie l'Umlaut al verbo che io ho maldestramente usato e soprattutto sento la fragranza del suo profumo.
Inge Salomon Meyer Kamp nata in Germania a Köln, la città del profumo. Inge nei suoi Erinnerungen non ci racconta di lei da giovane, non so della sua famiglia e non mi pare il caso di chiedere... ma vengo a sapere che Inge sa l'inglese, che lo aveva imparato in un college in Svizzera, la immagino in una bella casa, cresciuta con cura e amore, la immagino ragazza che aspetta l'uomo giusto per coronare il suo sogno di donna, la vedo nell'abito bianco all'uscita della chiesa.... il tenore e lo stile di vita di Inge le renderà sicuramente ancora più tremenda l'umiliazione della deportazione, la violenza delle privazioni, niente le viene lasciato: via i vestiti, via le scarpe, via tutto, nuda davanti ai carnefici nazisti, via anche il nome.
Da Westerbork a Auschwitz Birkenau.
Dal nome al numero: Inge diventerà A 25153
Ed è qui che esce il carattere di questa donna speciale, è qui che io ho l'onore di incontrarla... stringe i denti Inge, culla nel suo cuore i suoi piccoli Rolf e Nico... Immagino che alla sera abbia cantato loro la ninnananna.
A Birkenau nel Frauenblock 29 Inge è sotto ad Anne Frank. E mai Inge "sfrutterà" questo ricordo. Mai!
E poi ci sarà il trasporto di metà ottobre verso Liebau, dove lavorerà insieme a 500 donne come schiava da metà ottobre fino a maggio 1945.
Ma con il primo sole di maggio ritornerà la speranza.
La vedo Inge con un vestito bianco e blu a righe regalatole da una donna che avrà avuto pietà di lei, la vedo tornare con un paio di scarpe da uomo spaiate.

Inge è di Köln, della città del profumo, era sposata e si ritroverà vedova...
Chi mai potrà compensare quel vuoto d'amore?
Inge era tedesca, era ebrea, ha cercato scampo con la famiglia in Olanda il 10 novembre 1938, il giorno dopo la Kristallnacht. E' stata deportata a Westerbork, poi ad Auschwitz-Birkenau e poi a Liebau.
Inge è morta martedì 10 novembre 2009 a Lugano, ancora un 10 novembre nella storia di Inge. Per sua volontà Inge sarà sepolta in Olanda, la terra nella quale aveva cercato rifugio diventerà la sua terra per sempre.
La signora Inge era stata intervistata dalla TV italiana in aprile di tre anni fa. Il servizio è visibile cliccando sulla cover del libro I ricordi di Inge e dei suoi figli Rolf e Nico Kamp Editore Proedi
http://www.proedieditore.it/